Il tema chiave dell’anno che verrà è senza dubbio l’intelligenza artificiale.

Le varie applicazioni di AI hanno imperversato tra social media e intrattenimento nel 2023, e ovviamente sono state implementate anche all’interno delle fabbriche. La tendenza si riscontra già da qualche anno, con sistemi di visione e controllo che sono prodromi di una linea sempre più integrata con sistemi di intelligenza artificiale. Le industrie manifatturiere non possono e non potranno fare a meno di questa nuova rivoluzione. Come dichiarato dalla professoressa Rita Cucchiara, ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio e massima esperta nel campo “il fatto che adesso la digitalizzazione porti all’analisi e alla comprensione dei dati anche in modo automatico è un elemento da cui non si può più prescindere”. Secondo Cucchiara, intervenuta nel corso del recente convegno co-organizzato da Acimac insieme ad Amaplast e Ucima “La rivoluzione digitale necessaria al manifatturiero”, le aziende produttrici di macchine e tecnologie non possono esimersi dall’idea di lavorare sulle loro grandi quantità di dati, di comprendere meglio l’intera pipeline produttiva e tutta la supply chain, di poter orientare meglio gli investimenti, in termini di impatti economici e ambientali. “Lo scenario mondiale è ultracomplesso e diversificato – ha dichiarato la professoressa -, abbiamo la fortuna di poter contare su strumenti sempre più evoluti, che diventano subito dei must have per la competitività delle aziende”.  

Andrea Venegoni, Direttore della Divisione Research & Studies for Business presso la Liuc Business School, ha approfondito nel corso dello stesso evento il tema, parlando delle conseguenze dirette sul business. L’IA non comporta evoluzioni solo sul lato core. Gli ambiti sulle quali impatta l’intelligenza artificiale sono infatti fondamentalmente 4: i prodotti, i processi, l’organizzazione e il lato commerciale.

“Riguardo alla dimensione di prodotto – spiega Venegoni – è innegabile notare che ogni prodotto collegato a un software negli ultimi anni sia diventato più smart, con funzionalità nuove che rendono il prodotto più avanzato, più interessante e di maggiore appeal per il consumatore o l’impresa b2b. Per quanto riguarda i processi, l’innovazione nella digitalizzazione rende i processi industriali più efficienti, aiutando le imprese a raggiungere più facilmente gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’agenda 2030 per la lotta al cambiamento climatico. Poi c’è l’organizzazione – prosegue l’esperto -: cambiano i paradigmi della gestione del personale. Questo ambito è quello più permeato dai conflitti. Ogni transizione o grande passaggio nella storia fin dalla prima rivoluzione industriale ha portato con sé contraddizioni, dubbi etici e frizioni sociali. Si è sempre partiti dalla domanda: la macchina ruberà il lavoro all’uomo? Finora, con tre rivoluzioni industriali alle nostre spalle, la risposta è sempre stata no. Nel breve termine si è assistito a un “effetto sostituzione”, ma nel lungo periodo è sempre successo che il cambiamento tecnologico abbia creato più lavoro di quanto ne abbia cancellato. Noi adesso siamo in quella fase di passaggio di breve termine in cui c’è un po’ di attrito tra il lavoratore e le macchine, tra le necessità delle imprese e le figure professionali in grado di gestire questo cambiamento. Bisogna uscirne velocemente e in questo la formazione continua, l’investimento in upgrade di know-how e delle competenze delle figure professionali aziendali gioca un ruolo fondamentale… Infine – conclude Venegoni - il lato commerciale, che attraverso l’intelligenza artificiale può disegnare nuove modalità di offerta dei prodotti e proposte inedite, oltre a esplorare meglio mercati e prospect”.

I nuovi software ultracomplessi riguardano quindi tutti gli ambiti dell’impresa. E non sono affatto facili da governare, specie in una fase di kick-off, anche per la velocità di cambiamento. “A luglio 2022 si è generalmente cominciato a utilizzare i servizi Open AI. Solo 4 mesi dopo, a novembre 2022 è nato chatGPT – racconta Federico Milan, Head of digital business unit di un’azienda di progettazione e produzione di impianti industriali e software all’avanguardia -. Il mondo ormai lavora in una logica esponenziale. Le innovazioni tecnologiche superano la fantasia a cui siamo abituati oggi. Dovremo cambiare il nostro paradigma di pensiero e proiettare la nostra visione non più in termini lineari (1, 2, 4, 8 eccetera), ma appunto in potenza (1, 2, 4, 16, 256 eccetera). Senza però paura o remore: la sfida è utilizzarle per portare beneficio al nostro lavoro. Se consideriamo l’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo, le nuove tecnologie ci aiuteranno sempre a progredire per il meglio, a essere sempre più consapevoli dei nostri compiti. Infatti – conclude Milan, intervenuto nel corso dell’evento “Macchine connesse” -, i sistemi di AI ci stanno già supportando nel fornirci più informazioni per orientare le scelte produttive nella direzione migliore, nell’aiutarci a sfruttare le conoscenze acquisite per migliorare i processi industriali, il rapporto uomo – macchina, ma anche il rapporto uomo – uomo e di conseguenza il contesto sociale”.